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Economia e mercati

4 grafici per mettere in prospettiva le recenti turbolenze

21 mar 2023

Le recenti turbolenze del settore bancario hanno allarmato gli investitori, ma non lasciate che un mese (o un anno) negativo stravolga i vostri piani a lungo termine

Da inizio marzo i mercati hanno navigato in acque turbolente finendo per destabilizzare gli investitori in due modi diversi. In primo luogo, gli operatori hanno dovuto fare i conti con l'incertezza che ha animato i dibattiti sull'inflazione: l'economia si stava ancora surriscaldando o era vicina alla recessione? Già scossi, i mercati azionari sono stati quindi colpiti da due rapidi fallimenti bancari. Gli investitori hanno quindi iniziato a temere il peggio. L'economia era sull'orlo di un'altra crisi finanziaria?

Al momento in cui scriviamo, a distanza di 72 ore, l'intervento delle autorità di regolamentazione e della Federal Reserve (Fed) ha calmato in parte i mercati. Tuttavia, questi fallimenti bancari, i più grandi dal 2008, hanno messo in allarme molti investitori. È una reazione comprensibile; in effetti, benché siano passati ormai 15 anni dalla crisi finanziaria globale, il contagio, la distruzione di ricchezza e le perdite di posti di lavoro che l'hanno accompagnata hanno lasciato cicatrici profonde.

Ci aspettiamo mesi, se non anni, difficili. In uno dei suoi anni più volatili, il mercato è crollato di oltre il 40%. Nel corso di un altro anno, le azioni sono salite del 60%. Eppure, un portafoglio misto di azioni e obbligazioni non ha mai registrato un rendimento negativo su un periodo mobile di cinque anni.1 Inoltre, in un anno medio, il mercato azionario evidenzia un calo da picco a valle di quasi il 15%. Attualmente, il drawdown da inizio anno è dell'8%. Sebbene i ribassi non siano mai indolori, quello che stiamo vedendo sui mercati è, in apparenza, normale.

Pertanto, mentre analizziamo le dinamiche attualmente in atto e valutiamo le relative implicazioni per gli investitori, vi invitiamo a mantenere una prospettiva di lungo termine.

Di seguito presentiamo le nostre tre considerazioni principali.

La crisi di Silicon Valley Bank (SVB) prima e di Signature Bank poi ha suscitato timori di contagio fra gli investitori, preoccupati che molte altre banche regionali potessero andare incontro allo stesso destino.

Ma SVB e Signature Bank erano diverse. Questi istituti avevano infatti concentrazioni insolitamente elevate di grandi depositi, ben al di sopra dei 250.000 dollari assicurati dalla Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC). E nel caso di SVB, quasi tutti i depositanti erano costituiti da venture fund e dalle imprese da essi sostenute.

Come ha spiegato Michael Cembalest, Chairman of Market and Investment Strategy, nella pubblicazione Eye on the Market e poi nuovamente la scorsa settimana, meno del 10% dei depositi di SVB proveniva da clienti al dettaglio, considerati generalmente più stabili in quanto decisamente meno propensi a spostare il loro denaro rispetto ai depositanti corporate o istituzionali.

SVB deteneva inoltre un ampio portafoglio di titoli che aveva perso valore lo scorso anno a causa dell'aumento dei tassi da parte della Fed, e anche le obbligazioni a lungo termine della banca avevano subito un calo di valore.

SVB e Signature presentavano una quota di saldi di depositi non assicurati più elevati

Fonte: JPMAM, JPMorgan IB. Dati al quarto trimestre 2022.
Questo grafico mostra la percentuale di depositi al di sopra della soglia di garanzia della FDIC alla fine del 2022 per 20 banche. •SBNY 90% •SIVB 88% •C 85% •FRC 68% •CMA 64% •JPM 59% •WAL 55% •ZION 53% •PACW 52% •CFG 49% •KEY 47% •PNC 46% •TFC 46% •USB 46% •MTB 45% •FITB 42% •BAC 37% •RF 37% •WFC 37% •HBAN 32%

La Fed, la FDIC e il Tesoro hanno intrapreso una serie di iniziative volte a risarcire tutti i depositanti e a fornire liquidità al sistema bancario. Questi strumenti di prestito dovrebbero aiutare a scongiurare alcuni degli scenari peggiori.

D'ora in poi le banche saranno probabilmente più prudenti nelle loro pratiche di prestito. Ciò potrebbe indurre gli istituti a ridurre la quantità di credito erogato alle piccole e medie imprese, con il rischio di frenare la crescita economica. Allo stesso tempo, l'adozione di pratiche di prestito più prudenti potrebbe avere lo stesso effetto di un rialzo dei tassi da parte della Fed, "restringendo" la politica monetaria. Questo potrebbe convincere la Fed a optare per un percorso di rialzi meno aggressivo.

L'altro fattore che distingueva SVB dalle sue omologhe era l'alta concentrazione di depositi nei settori della tecnologia e della sanità/scienze della vita. Signature Bank, da parte sua, era concentrata sul settore delle criptovalute. Oltre un terzo della base di depositi di SVB proveniva da aziende tecnologiche e sanitarie in fase iniziale.

Queste aziende sono spesso (ancora) non redditizie, speculative e digitali. Durante i lockdown, quando la vita di tutti i giorni si è spostata online e i tassi d'interesse erano estremamente bassi, i titoli di queste società sono saliti. Ma ora che le condizioni si sono invertite, gli investitori sono decisamente meno entusiasti riguardo a queste aziende, la disponibilità dei mercati dei capitali nei loro confronti è quasi del tutto venuta meno e la raccolta di capitali si è fatta complicata. La loro stessa sopravvivenza è a rischio, poiché bruciano liquidità senza nuovi afflussi di fondi.

Come abbiamo notato, non riscontriamo questo scenario in altre banche regionali. E questo ci porta a un secondo punto chiave: SVB rappresenta per molti versi l'ultimo (e più grande) esempio della recessione tecnologica che si è verificata negli ultimi sei mesi.

Stando ai dati di layoffs.fyi, solo quest'anno 481 aziende tecnologiche hanno annunciato riduzioni di personale. Ma si osservano alcuni timidi segnali indicanti che l'ondata di licenziamenti nel settore tecnologico potrebbe essersi conclusa. Come emerge dal grafico, infatti, il picco nel numero di licenziamenti di dipendenti del settore tecnologico sembra essere stato raggiunto a gennaio.

L'ondata di licenziamenti nel settore tecnologico potrebbe essere finita

Fonte: layoffs.fyi. Dati al 14 marzo 2023.
Il grafico mostra due serie di dati, una sul numero di dipendenti licenziati in un dato mese e l'altra sul numero di aziende che hanno effettuato licenziamenti in quel mese. Per quanto riguarda il numero di dipendenti licenziati, la serie inizia nel gennaio 2022, quando sono stati licenziati 510 dipendenti. Successivamente, il numero di dipendenti licenziati ha raggiunto un picco di 18.144 nel giugno 2022, per poi scendere e toccare un punto di minimo nel settembre 2022, quando sono state licenziate 5.881 persone. Il numero di dismissioni è quindi tornato a salire raggiungendo un picco senza precedenti nel gennaio 2023 con 84.714 dipendenti licenziati. L'ultimo dato è quello di marzo 2023: finora questo mese sono stati licenziati 16.947 dipendenti. Per quanto riguarda il numero di aziende che hanno effettuato licenziamenti, anche in questo caso la serie di dati inizia nel gennaio 2022 con 4 aziende interessate da licenziamenti. Il numero è quindi aumentato fino a raggiungere un punto massimo nel giugno 2022, quando sono state 196 le aziende che hanno lasciato a casa dipendenti. Successivamente si è registrato un calo con un punto di minimo nel settembre 2022, quando le aziende che hanno licenziato dipendenti sono state 94. Il numero è poi nuovamente rimbalzato per raggiungere un picco nel gennaio 2023, quando i licenziamenti hanno riguardato 269 società. Infine, si è avuto un drastico calo, con l'ultimo dato che si riferisce a marzo 2023. Finora, nel mese di marzo 2023, le aziende che hanno licenziato dipendenti sono 47.

È stato un periodo difficile per l'industria tecnologica in generale, ma per gli investitori potrebbe essere arrivato il momento di iniziare a ricostruire. A nostro avviso potrebbero presentarsi opportunità tra le aziende con strutture dei costi più snelle e modelli di business sostenibili che potrebbero essere valutate a sconto.

L'ironia della sorte ha voluto che il fallimento di SVB avvenisse nello stesso giorno in cui è stato pubblicato un rapporto sull'occupazione di febbraio ideale. L'economia statunitense ha creato 311.000 posti di lavoro a febbraio, mentre la crescita dei salari è scesa ad appena lo 0,2% su base mensile. Negli ultimi tre mesi, l'economia ha creato in media 350.000 posti di lavoro al mese con una crescita dei salari modesta del 3,5%, in linea con il ritmo del 2019.

I rialzi dei tassi hanno fatto qualche danno nei settori immobiliare, finanziario e tecnologico, ma l'economia reale continua ad avanzare lentamente senza creare un'eccessiva crescita salariale.

Crescita salariale in calo rispetto ai massimi

Fonte: Bureau of Labor Statistics, Haver Analytics. Dati al 28 febbraio 2023.
Il grafico illustra i dati relativi alle retribuzioni orarie medie per il totale delle industrie private. È stata presa la variazione percentuale di ogni periodo di tre mesi, che è stata quindi annualizzata per ottenere la serie di dati. Il primo dato è quello di luglio 2006 pari al 2,8%; dopo una serie di oscillazioni al rialzo e al ribasso, il valore ha raggiunto un picco del 24,2% nell'aprile 2020. Subito dopo è sceso a -8,0% nel luglio 2020, per poi rimbalzare al 6,5% nel giugno 2021 fino all'ultimo dato del 3,6% relativo al mese di febbraio 2023.

Cosa ci aspetta? Le turbolenze nel settore bancario freneranno probabilmente l'erogazione di nuovi prestiti, con conseguente rallentamento della crescita economica e dell'inflazione. La Fed potrebbe non dover alzare i tassi così tanto come si pensava fino a poche settimane fa. La brutta notizia è che ciò sarà accompagnato da un aumento dei rischi di recessione.

Nei periodi di volatilità sui mercati riteniamo sia importante tenere a mente alcune cose.. 

  • Attenetevi al vostro piano. Quando si investe una delle tappe più importanti è la definizione di un piano e di un portafoglio consono. Comprendere l'obiettivo di un portafoglio d'investimento e gli strumenti che si utilizzano per raggiungere i risultati può aiutare a prendere decisioni migliori nei momenti di incertezza.
  • Gli episodi di volatilità tendono ad essere ravvicinati. I nostri studi mostrano che sette dei 10 giorni migliori per i mercati azionari degli ultimi vent'anni si sono verificati a non più di 15 giorni di distanza dai 10 giorni peggiori. Se vi foste persi solo i 10 giorni migliori, il vostro rendimento totale si sarebbe ridotto del 4% all'anno, rispetto a un investitore che fosse rimasto investito.
  • Concentratevi sul lungo termine. I mercati possono avere giorni, settimane e anni negativi. Ma su un orizzonte temporale più lungo, possiamo essere molto più certi della gamma di risultati possibili. Nessun portafoglio 50/50 (costituito al 50% da azioni e al 50% da obbligazioni) ha mai generato un rendimento totale negativo su un periodo mobile di cinque anni. Le azioni hanno sempre evidenziato performance positive su un orizzonte temporale di 20 anni.

I rendimenti a lungo termine hanno evidenziato una minore volatilità

Fonti: Barclays, FactSet, Federal Reserve, Robert Shiller, Strategas/Ibbotson, J.P. Morgan Asset Management. I rendimenti mostrati si riferiscono ai rendimenti mensili su base mobile dal 1950 al 2022. Le azioni rappresentano l'S&P 500 Shiller Composite e le obbligazioni lo Strategas/Ibbotson U.S. Government Bond Index per i periodi dal 1950 al 2017, quindi il Bloomberg Finance L.P. Barclays U.S. Treasury Total Return Index dal 2017 al 2022. Il portafoglio 50/50 è ribilanciato mensilmente e non tiene conto dei costi. L'analisi si basa sulla guida ai mercati di J.P. Morgan "Guide to the Markets – Principles for Successful Long-term Investing". *Peggior rendimento effettivo mobile a 5 anni di un ipotetico portafoglio 50/50: -0,068%. Dati al 31 dicembre 2022. I rendimenti passati non sono una garanzia dei risultati futuri. Non è possibile investire direttamente in un indice.
Questo grafico mostra i rendimenti totali annualizzati, dal 1950 al 2022, su base mobile a 1 anno, 5 anni, 10 anni e 20 anni per azioni, obbligazioni e un portafoglio 50/50. Rendimenti annualizzati su base mobile a un anno: • Azioni: range compreso tra il 60% e il -41% con una media del 12,5% • Obbligazioni: range compreso tra il 39% e il -15% con una media del 6,1% • Portafoglio 50/50: range compreso tra il 47% e il -21% con una media del 9,1% Rendimenti annualizzati su base mobile a 5 anni: • Azioni: range compreso tra il 30% e il -6% con una media dell'11,5% • Obbligazioni: range compreso tra il 22% e lo 0% con una media del 6,0% • Portafoglio 50/50: range compreso tra il 23% e lo 0% con una media dell'8,9% Rendimenti annualizzati su base mobile a 10 anni: • Azioni: range compreso tra il 21% e il -4% con una media dell'11,4% • Obbligazioni: range compreso tra il 15% e l'1% con una media del 5,9% • Portafoglio 50/50: range compreso tra l'8,8% e lo 0% con una media dell'8,8% Rendimenti annualizzati su base mobile a 20 anni: • Azioni: range compreso tra il 18% e il 5% con una media dell'11,1% • Obbligazioni: range compreso tra il 12% e il 2% con una media del 5,8% • Portafoglio 50/50: range compreso tra il 14% e il 5% con una media dell'8,7%

Ulteriori tensioni non sono da escludere, ma le autorità politiche hanno gli strumenti per mitigare molti rischi e tracciare un percorso più chiaro per il futuro. Ritrovare una mentalità orientata al lungo termine potrebbe avere lo stesso effetto su di voi.

Per maggiori informazioni, rivolgetevi al vostro team J.P. Morgan

1Fonti: Barclays, FactSet, Federal Reserve, Robert Shiller, Strategas/Ibotson, J.P. Morgan Asset Management. I rendimenti si riferiscono ai rendimenti mensili su base mobile dal 1950 al 2022. Le azioni rappresentano l'S&P 500 Shiller Composite, le obbligazioni lo Strategas/Ibbotson US Government Bond Index per il periodo 1950-2017, quindi il Bloomberg Barclays U.S. Treasury Total Return Index per il periodo fino al 2022. Il portafoglio 50/50 di azioni e obbligazioni è ribilanciato mensilmente e non tiene conto dei costi. L'analisi si basa sulla guida ai mercati di J.P. Morgan "Guide to the Markets – Principles for Successful Long-term Investing". 
Il Bloomberg Barclays U.S.Treasury Total Return Index misura la performance del debito nominale a tasso fisso denominato in dollari USA emesso dal Tesoro statunitense.

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Qualsiasi opinione, strategia o prodotto citato nel presente materiale potrebbe non essere adatto a tutti gli investitori ed è soggetto a rischi. Il capitale restituito può essere inferiore a quello inizialmente investito e i rendimenti passati non sono indicatori attendibili dei risultati futuri. Le scelte di allocazione/diversificazione di portafoglio non garantiscono un rendimento positivo né eliminano il rischio di perdite. Nessuna parte del presente materiale deve essere utilizzata fuori contesto per prendere decisioni di investimento. Si raccomanda di valutare attentamente se i servizi, i prodotti, le classi di attivo (ad es. azioni, obbligazioni, investimenti alternativi, materie prime ecc.) o le strategie discusse sono idonee alle proprie esigenze. Prima di prendere qualsiasi decisione d’investimento è necessario altresì considerare gli obiettivi, i rischi, gli oneri e le spese associati a un servizio, un prodotto o una strategia. A tal proposito e per informazioni più dettagliate, nonché per discutere di obiettivi/situazione, contattare il team J.P. Morgan.

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