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Strategia di investimento

Come investire nella transizione energetica globale

11 lug 2023

Se le aziende internazionali vogliono allinearsi all’obiettivo di un’economia a neutralità carbonica entro il 2050, gli investimenti dovranno accelerare in modo considerevole, non solo nelle attività di produzione delle energie rinnovabili, ma anche nell’ambito delle energie pulite in generale. Ecco perché consideriamo la transizione energetica globale un’opportunità d’investimento.

Matthew Landon, Global Investment Strategist

L’economia globale sta attraversando un periodo di cambiamenti radicali. Le misure di lockdown imposte dalla pandemia e le tensioni geopolitiche hanno messo a nudo le vulnerabilità che possono nascere dall’intreccio troppo profondo delle filiere produttive internazionali dopo decenni di globalizzazione. Le autorità di tutto il mondo stanno intervenendo.

Rispetto alla maggior parte delle altre regioni geografiche, l’Europa ha risentito delle ricadute in modo più grave. Le vulnerabilità delle filiere produttive, in particolare per quanto riguarda l’energia, hanno spinto l’inflazione al rialzo e ridotto i bilanci delle famiglie.

Le autorità hanno risposto varando enormi pacchetti di stimoli e le aziende si stanno posizionando per approfittare di questi incentivi. A nostro avviso, un simile contesto sta aprendo le porte a interessanti opportunità d’investimento a lungo termine.


L’impressionante ripresa post-pandemia dell’Europa è stata frenata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Le sanzioni hanno portato al rincaro dei prezzi del gas naturale, esercitando una pressione al rialzo sull’inflazione e influenzando la produzione manifatturiera di tutta la regione.

Un inverno mite ha aiutato l’Europa a superare la stagione relativamente indenne. Le autorità non possono tuttavia affidarsi al clima mite per affrontare il futuro, soprattutto se le fonti di energia alternative diventeranno sempre più scarse con l’aumento della domanda cinese. Per garantire le forniture di energia, generi alimentari e altre risorse essenziali, è necessaria una soluzione a lungo termine.

L’Europa, come la maggior parte delle altre regioni, ha risposto varando pacchetti di stimoli. Con il graduale afflusso di questi fondi nell’economia, stiamo assistendo a cambiamenti sostanziali nel modo in cui le aziende spendono i propri capitali, con ricadute sui portafogli ordini dell’intera filiera produttiva. Siamo dell’avviso che l’aumento della spesa pubblica nell’economia reale incoraggerà gli investimenti privati e siamo molto interessati a ottenere un’esposizione alle aziende leader del prossimo ciclo.

Se facciamo un passo indietro, osserviamo che la politica industriale non è un fenomeno nuovo in Europa, in particolare per quanto riguarda la transizione energetica. Sin dal 2005, quando è stato introdotto il sistema per lo scambio di quote di emissioni (il primo e più grande mercato del carbonio al mondo), l’Europa si è posta in prima linea nella lotta contro il cambiamento climatico. Il Green Deal 2019 dell’Unione europea ha dato nuovo impulso a questo tema, con una serie di politiche volte a rendere l’Europa climaticamente neutrale entro il 2050.

Per sostenere questo cammino verso un futuro più verde, l’UE ha implementato le sue misure di stimolo su ampia scala. Il pilastro portante di questi sforzi è rappresentato dal cosiddetto Recovery Fund, un pacchetto da 2 miliardi di euro annunciato in risposta alla crisi del Covid-19.

Più di un terzo di questi finanziamenti (sotto forma sia di sovvenzioni che di prestiti) è stato destinato al Green Deal. Le proposte di finanziamento degli Stati membri indicano che i Paesi dell’Europa meridionale sono posizionati in modo particolarmente vantaggioso per trarne beneficio (figura 1).

Figura 1: Ciascun paese ha presentato piani per i finanziamenti

Il grafico in alto mostra i fondi stanziati per paese dal Recovery Fund dell’UE.

Da allora sono stati presi impegni di spesa aggiuntivi nell’ambito del programma REPowerEU. Parallelamente, il piano industriale del Green Deal si propone di aumentare la competitività dell’industria europea a neutralità carbonica e di stimolare il passaggio alla neutralità climatica.

La politica industriale dell’Europa si spinge oltre l’aspetto energetico.

L’obiettivo di fondo di tutti i progetti dell’UE è quello di aumentare la competitività dell’Europa su scala globale. Ciò include innanzitutto la sicurezza delle forniture essenziali, la più importante delle quali, nel mondo odierno, è rappresentata dai semiconduttori.

In Europa hanno sede alcune delle più importanti aziende di semiconduttori, che tuttavia dipendono ancora troppo dalle importazioni, detenendo solo una quota del 10% del mercato globale dei microchip. La normativa europea sui semiconduttori annunciata nell’aprile 2023 punta a mobilitare oltre 43 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati per raddoppiare questa quota di mercato entro il 2030.

Per creare un’economia più sostenibile in futuro, si stanno mettendo in atto diverse misure. Purtroppo, però, alcuni danni sono già stati fatti. Per esempio, tra il 1991 e il 2021 l’Europa ha registrato un riscaldamento di +0,5 °C per decennio, una velocità doppia rispetto a quella media globale. Gli edifici dovranno essere adeguati e le infrastrutture costruite per resistere agli incendi estivi, mentre l’aria condizionata potrebbe essere la prossima grande novità.


Se ci si concentra sugli alberi, è facile perdere di vista la foresta. I finanziamenti pubblici rappresentano solo l’inizio: queste misure sono state infatti concepite per stimolare l’enorme quantità di finanziamenti privati necessari per la transizione ecologica.

 

I piani di politica industriale in Europa e negli Stati Uniti avranno probabilmente un impatto diverso sulle aziende. Mentre l’U.S. Inflation Reduction Act offre crediti d’imposta ai produttori per incoraggiare gli investimenti nelle fonti di energia rinnovabile, il quadro dell’UE rende più difficile una simile implementazione. Questo potrebbe cambiare, ma al momento possiamo già osservare l’impatto prodotto dalle misure di stimolo alternative europee.

 

I portafogli ordini stanno iniziando a riempirsi per i fornitori di prodotti essenziali e gli analisti hanno rivisto le previsioni sugli utili per le aziende esposte a questo trend. Alcune hanno aumentato in modo significativo la spesa per gli investimenti destinata a progetti incentrati sulla sostenibilità, persino in un momento in cui il costo del denaro è in aumento.

 

Un’attenzione particolare è rivolta ai materiali e alla costruzione degli edifici europei. Secondo l’UE, il 40% del consumo energetico e il 36% delle emissioni di gas serra sono imputabili agli edifici. La Commissione europea ha stimato che saranno necessari quasi 300 miliardi di euro di investimenti per raggiungere gli obiettivi di miglioramento dell’efficienza energetica nel settore, con implicazioni per le aziende di tutta la filiera, dai materiali all’edilizia.

 

L’analisi di sensibilità di J.P. Morgan Investment Bank indica che, considerando solo quest’anno, l’impulso derivante da questo aumento di spesa potrebbe portare a un rialzo del 29% degli utili d’esercizio per un’azienda rappresentativa del settore dei materiali da costruzione. Le implicazioni a lungo termine potrebbero essere ancora più significative.

 

Esempi analoghi si possono trovare in tutti i settori. Le aspettative di un aumento degli utili e di normative più severe hanno visto le aziende energetiche tradizionali investire in prassi sostenibili per garantire i flussi di cassa futuri. Il recente clamore suscitato dall’intelligenza artificiale ha incoraggiato piani di spesa per integrare l’IA nei modelli di business, mentre la necessità di realizzare una rete elettrica europea ha puntato i riflettori sui centri dati e sulle reti. Riteniamo che le opportunità siano significative e di vasta portata.


Per ottenere esposizione a queste tendenze esistono diversi modi; siamo dell’idea che sia giunto il momento di prendere in considerazione la possibilità di integrarle in portafoglio. Nelle nostre Prospettive per il 2023 abbiamo evidenziato l’importanza di individuare e investire nei leader del prossimo ciclo. Continuiamo quindi a supportare l'idea di “seguire la spesa per gli investimenti”.

Di recente, durante i nostri roadshow di investimento, abbiamo condotto un sondaggio, scoprendo che oltre il 60% dei nostri clienti europei ritiene che una nuova era di deglobalizzazione e decarbonizzazione rappresenti una grande opportunità. Tuttavia, la maggior parte di loro è ancora sottoesposta a questi temi, soprattutto perché negli indici azionari tradizionali i titoli dei beni tangibili sono sottorappresentati (figura 2).

Figura 2: I beni tangibili sono sottorappresentati negli indici azionari

In questo grafico, si vede come i beni reali sono sottorappresentati negli indici azionari come l’indice MSCI World Index, passando da un picco del 25% circa nel 2010 a una percentuale compresa tra il 10 e il 15% nel 2021 e 2022.

Uno dei metodi più semplici per aggiungere esposizione ai beni tangibili è quello di utilizzare le materie prime. Per esempio, a fronte della progressiva ripresa della Cina dalle misure pandemiche, è probabile che la domanda di petrolio rimanga forte, mentre il significativo sottoinvestimento nelle fonti energetiche tradizionali che ha caratterizzato l’ultimo decennio manterrà l’offerta limitata. L’utilizzo di prodotti strutturati può aiutare a proteggersi dai ribassi, offrendo al contempo un’esposizione ai rialzi.

Altre materie prime di importanza critica per la transizione energetica, dal litio al cobalto, possono offrire rendimenti interessanti e meno correlati a un portafoglio tradizionale.

Inoltre, è probabile che molte aziende possano trarre vantaggio dai temi trattati in questo articolo. L’investimento di capitale nella sicurezza energetica continuerà probabilmente a sostenere i titoli energetici tradizionali, che spesso offrono free cash flow e dividend yield elevati. In Europa, molte di queste società si stanno orientando verso prassi più ecocompatibili per favorire una crescita degli utili a lungo termine.

Per un approccio più diretto agli investimenti nella transizione energetica, esistono opportunità potenziali in tutta la filiera, dai beneficiari diretti nel settore delle utility ad alcune delle società abilitanti più importanti nei settori dell’industria, dei materiali e della tecnologia.

Tali opportunità esistono in tutte le regioni. Dopo un decennio di sovraperformance, molti investitori continuano a sovrappesare gli Stati Uniti, ma riteniamo che sia arrivato il momento di diversificare a livello geografico. L’Europa si conferma all’avanguardia per quanto riguarda la transizione energetica e, a nostro avviso, potrebbe essere pronta a sovraperformare nel corso del prossimo ciclo.

Molti lettori potrebbero essere troppo giovani per ricordare i primi anni 2000, quando le azioni europee trainavano i rendimenti di portafoglio. La storia ci ha insegnato che i periodi di sovraperformance a livello geografico tendono a seguire un andamento ciclico, quindi riteniamo che il prossimo potrebbe vedere un ritorno dell’Europa (figura 3).

Un contesto macroeconomico caratterizzato da un’inflazione e da tassi di interesse strutturalmente più elevati, unitamente a una rinnovata attenzione agli investimenti nei beni tangibili, potrebbe favorire la composizione del mercato europeo. Abbiamo già visto alcuni di questi aspetti iniziare a manifestarsi dopo i minimi del mercato dell’ottobre 2022, ma riteniamo che questo trend possa ancora continuare a svilupparsi a lungo.

Figura 3: La sovraperformance geografica tende a seguire un andamento ciclico

In questo grafico, si vede la sovraperformance a livello geografico tra Stati Uniti ed Europa, rilevando la differenza tra l’MSCI USA e l’MSCI Europe.

I rendimenti passati non sono indicativi dei risultati futuri. Non è possibile investire direttamente in un indice.


Investire in questo spazio non è un’impresa facile. Ecco perché riteniamo che gli investitori possano trarre vantaggio da un approccio attivo all’investimento, avvalendosi di gestori specializzati in grado di individuare opportunità selezionate per beneficiare potenzialmente della politica industriale europea nel medio termine.

Non solo, esiste la possibilità di esplorare meglio diverse opportunità uniche attraverso strumenti alternativi. I fondi infrastrutturali, in particolare, possono contribuire a incrementare i rendimenti e la performance del portafoglio, sbloccando al contempo aree di mercato che, diversamente, potrebbero non essere prese in considerazione. Ad esempio, i gestori privati presenti sulla nostra piattaforma hanno investito in infrastrutture per il gas naturale liquefatto in Europa, in accumulatori a batteria e altro ancora.

Vediamo che è in atto una nuova era di investimenti nei beni tangibili. Ciò sarà probabilmente accompagnato da un aumento dell’inflazione e dei tassi d’interesse con ricadute su tutte le classi di attivo.

Riteniamo che l’incapacità di chiudere posizioni di sottopeso a lungo termine nei beni tangibili potrebbe essere deleteria per i rendimenti di portafoglio negli anni a venire. Abbiamo sostenuto il valore delle opportunità di investimento in tutta la filiera produttiva e in tutte le classi di attivo, cercando di identificare i leader del prossimo ciclo. Questo ambito può essere esplorato direttamente attraverso le materie prime, i green bond, le azioni o gli strumenti alternativi, tutti elementi che possono apportare valore al portafoglio.

Come sempre, invitiamo a contattare il team J.P. Morgan per discutere il modo migliore per attuare queste idee.

Definizioni

L’MSCI USA Index è un indice azionario ponderato per il flottante. È stato sviluppato con un valore base di 100 il 31 dicembre 1969.

L’MSCI Europe Index in EUR è un indice azionario ponderato per il flottante che misura la performance dei Mercati Sviluppati europei. È stato sviluppato con un valore base di 100 il 31 dicembre 1998.

L’MSCI World Index è un indice azionario ponderato per il flottante. È stato sviluppato con un valore base di 100 il 31 dicembre 1969. L’indice MXWO include i mercati del mondo sviluppato e non include i Mercati Emergenti. L’indice MXWD include sia i Mercati Emergenti che quelli Sviluppati.

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Potranno sorgere dei conflitti d’interesse laddove JPMorgan Chase Bank, N.A. o una delle sue consociate (collettivamente “J.P. Morgan”) abbiano un incentivo effettivo o apparente, economico o di altro tipo, ad adottare nella gestione dei portafogli dei clienti comportamenti che potrebbero avvantaggiare J.P. Morgan. Potrebbero ad esempio insorgere conflitti d’interesse (ammesso che le seguenti attività siano abilitate nel conto): (1) quando J.P. Morgan investe in un prodotto d’investimento, come un fondo comune, un prodotto strutturato, un conto a gestione separata o un hedge fund emesso o gestito da JPMorgan Chase Bank, N.A. o da una consociata come J.P. Morgan Investment Management Inc.; (2) quando un'entità di J.P. Morgan riceve servizi, ad esempio di esecuzione e compensazione delle transazioni, da una sua consociata; (3) quando J.P. Morgan riceve un pagamento a fronte dell’acquisto di un prodotto d’investimento per conto di un cliente; o (4) quando J.P. Morgan riceve pagamenti per la prestazione di servizi (tra cui servizi agli azionisti, di tenuta dei registri o deposito) in relazione a prodotti d’investimento acquistati per il portafoglio di un cliente. Altri conflitti potrebbero scaturire dai rapporti che J.P. Morgan intrattiene con altri clienti o quando agisce per proprio conto.

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In linea di massima, viene data preferenza alle strategie gestite da J.P. Morgan. Prevediamo che, subordinatamente alle leggi applicabili e ai requisiti specifici del conto, la percentuale di strategie del Gruppo potrebbe essere elevata (anche fino al 100 %) per i portafogli incentrati, ad esempio, sugli strumenti di liquidità e sulle obbligazioni di qualità elevata.

Anche se le strategie gestite internamente si allineano bene ai nostri giudizi prospettici e sebbene conosciamo i processi d’investimento e la filosofia di rischio e di compliance della società, è importante osservare che l’inclusione di strategie gestite internamente genera un maggior livello di commissioni complessive a favore di J.P. Morgan. In alcuni portafogli diamo la possibilità di optare per l'esclusione delle strategie gestite da J.P. Morgan (al di fuori dei fondi cash e di liquidità).

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