Strategia d’investimento
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Dall’inizio della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, nel 2018, e con crescente intensità durante il COVID-19, gli investitori hanno espresso preoccupazioni sulla deglobalizzazione. Si tratta dell'idea che il mondo stia diventando meno interconnesso attraverso il commercio, aspetto che potenzialmente può danneggiare i mercati finanziari, la crescita del PIL e gli utili delle aziende.
Prima la buona notizia: alla fine del 2023, le economie mondiali non mostravano segni di una deglobalizzazione in rapida evoluzione. L'integrazione economica, e i suoi benefici per i margini di profitto delle imprese, rimangono intatti. Ciò nonostante evidenziamo due gravi eventi avversi: i dazi imposti dagli Stati Uniti su molte importazioni cinesi e le sanzioni senza precedenti imposte alla Russia per aver invaso l’Ucraina hanno prodotto uno shock commerciale ancora più estremo.
La nostra analisi dei dati commerciali mostra delle catene di approvvigionamento flessibili e resilienti con la la produzione che si è spostata altrove. Le catene di approvvigionamento si stanno per lo più diversificando: quello che potrebbe essere definito un lento processo di maturazione per allontanarsi da un'eccessiva concentrazione in Cina. Ciò è positivo per la crescita economica in diversi Paesi e fa ben sperare per la resilienza del sistema commerciale globale rispetto ai futuri shock economici.
Ora la notizia meno buona: per numerose importazioni cruciali, soprattutto prodotti farmaceutici (life sciences e biotecnologie) e componenti di armi avanzate, gli Stati Uniti fanno ancora molto affidamento sulla Cina, sollevando una significativa preoccupazione come un rischio per la sicurezza nazionale.
A fine novembre il presidente Joe Biden ha invocato il Defense Production Act (utilizzato nella seconda guerra mondiale per convertire le fabbriche per uso militare) per stimolare il reshoring della produzione di importanza critica, riportando negli Stati Uniti le attività aziendali precedentemente trasferite in un altro Paese, in parte a causa di una carenza di prodotti farmaceutici negli Stati Uniti.
Qui, esaminiamo i modelli emergenti nel commercio internazionale, osservando quali Paesi ne stanno beneficiando, le prospettive per i beni di importanza critica e cosa potrebbe significare per gli investitori l'impulso al reshoring nel corso del suo ulteriore sviluppo nei prossimi anni.
Poiché la Cina è stata al centro delle tensioni commerciali a partire dal 2018, ci si aspetterebbe di vedere la quota cinese del commercio globale diminuire se il mondo si stesse deglobalizzando. Eppure la quota della Cina nelle esportazioni globali è in aumento. In rialzo anche il rapporto tra il commercio globale di beni e la produzione industriale globale.1
Tuttavia, le divergenze specifiche dei Paesi sono all’opera sotto la superficie. La Cina ha affermato la propria posizione dominante nelle esportazioni a partire dagli anni 2000, quando ha guadagnato 10 punti percentuali (ppt) nella quota di importazioni statunitensi dopo essere stata ammessa all'Organizzazione mondiale del commercio. La quota cinese delle importazioni statunitensi è poi diminuita nettamente durante la guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina, iniziata nel 2018.
Da quando gli Stati Uniti hanno imposto dazi su circa il 66% delle importazioni dalla Cina nell'ambito della guerra commerciale, la geografia del commercio è cambiata notevolmente. Sebbene la quota cinese delle importazioni statunitensi sia diminuita dal 2016 al 2023, tali diminuzioni sono state compensate dai guadagni ottenuti dai Paesi membri dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN), dall’India e dai paesi dell’America Latina. (Le nazioni dell’Europa centrale e orientale, del Medio Oriente e dell’Africa [CEEMEA] non hanno visto aumenti della quota commerciale degli Stati Uniti in questo periodo.)
Le importazioni statunitensi di articoli soggetti a dazi dalla Cina sono diminuite di circa $70 miliardi. Mentre ciò accadeva, la nostra analisi mostra che il Vietnam ha registrato il maggiore aumento percentuale nelle esportazioni di questo tipo di articoli: un aumento del 170%. Tuttavia, il Messico ha registrato i maggiori guadagni in termini di USD, superando i 153 miliardi di dollari statunitensi. Le più significative di queste esportazioni: semiconduttori e relativi componenti elettronici, componenti auto e altri articoli colpiti dalle aliquote dei dazi del 25% imposte alla Cina, come gli oli ottenuti da minerali bituminosi.
L'Appendice include una tabella in cui sono elencati gli articoli soggetti a dazi nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e illustra come il valore delle importazioni statunitensi di tali articoli è cambiato dal 2016 al 2023 per i cinque Paesi che hanno registrato il maggiore cambiamento di quota (Cina, Messico, Vietnam, India e Tailandia).
Una certa migrazione commerciale dalla Cina probabilmente si sarebbe verificata anche senza la guerra commerciale. La Cina ha scalato la catena del valore, delocalizzando la produzione a basso valore aggiunto in località meno costose. Ad esempio, il valore aggiunto della Cina nelle esportazioni di macchinari e attrezzature è aumentato notevolmente nel periodo in esame, mentre il valore aggiunto delle esportazioni di abbigliamento è diminuito.2 Mantenere la produzione meno complessa e ad alta intensità di manodopera in Cina è stata una scelta sempre meno vantaggiosa, poiché il costo del lavoro in tale Paese è aumentato.
Ciò diventa rilevante se si considera l’attuale a dipendenza degli Stati Uniti dalle esportazioni cinesi sofisticate, comprese le componenti biotecnologiche e di armi avanzate. Quanto più la Cina crea un fossato attorno alle esportazioni sofisticate attraverso i suoi vari fondi di dotazione, incentivi e il carattere della sua economia,3 tanto più difficile sarà per gli Stati Uniti ridurre la dipendenza da quest'ultima in aree critiche legate alla sicurezza nazionale.
Trasbordo, valore aggiunto e sostituzione delle importazioni
Più in generale, non possiamo dire precisamente in che misura la guerra commerciale, la delocalizzazione offshore della produzione di fascia bassa dalla Cina o la guerra in Ucraina abbiano contribuito ai guadagni nelle esportazioni di altri Paesi verso gli Stati Uniti. Ma abbiamo ricavato informazioni segmentando i dati commerciali a livello granulare.4
Inoltre, la nostra analisi supporta l’idea che il reindirizzamento commerciale (il trasbordo di merci attraverso un paese terzo) è stato più pronunciato per il Vietnam che per il Messico. La produzione interna a valore aggiunto ha probabilmente sostenuto in modo più sostanziale i guadagni nelle esportazioni del Messico.5 Questa caratteristica dei guadagni nelle esportazioni statunitensi del Messico va a sostegno dell’idea che si stia stabilendo una maggiore resilienza nella base di importazione degli Stati Uniti, aiutata dalla vicinanza e dal collegamento del Messico al sistema ferroviario statunitense.
Viste da una prospettiva aziendale, secondo un’ampia ricerca del Fondo monetario internazionale (FMI) sull’argomento, le aziende cercano sempre più di rafforzare le proprie catene di approvvigionamento attraverso il reshoring (o “near”-shoring) della produzione. L'uso dei termini "reshoring", "onshoring" e "near-shoring" nelle presentazioni degli utili delle aziende è aumentato di “quasi dieci volte” dall’inizio della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.6
È importante notare, inoltre, che i legislatori messicani hanno esercitato una pressione verso una produzione a maggior valore aggiunto. Le “regole di origine” dell’accordo Stati Uniti-Messico-Canada (USMCA, U.S.-Mexico-Canada Agreement) del 2018 richiedono input nordamericani nella produzione, in particolare nel settore automobilistico.7
L’attività di reshoring in Messico, tuttavia, difficilmente sarà un vantaggio per l’occupazione: la quota di occupazione nel settore manifatturiero in Messico è in realtà diminuita negli ultimi anni,8 probabilmente a causa dell'automazione industriale. Ciò potrebbe riflettere un cambiamento più ampio in termini più generali: man mano che l’automazione industriale prende piede a livello globale, il sistema commerciale globale potrebbe spostarsi verso uno stato in cui le aziende non cercano di ottimizzare principalmente per i costi di manodopera più bassi, ma per altri fattori di costo, come i costi di spedizione.9 Il Messico si distingue in questo senso, con costi di spedizione verso gli Stati Uniti sostanzialmente inferiori rispetto alla Cina.
Anche il forte calo delle esportazioni cinesi di semiconduttori (e relative apparecchiature) verso gli Stati Uniti è dovuto alla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina: questi sono diminuiti di circa il 54% rispetto al 2016. Le esportazioni cinesi di semiconduttori non potrebbero essere facilmente sostituite da altri produttori di chip, soprattutto perché la Cina è specializzata in chip “legacy” (meno sofisticati) con bassi margini di profitto.
Probabilmente, questa impossibilità di operare una sostituzione ha svolto un ruolo importante nello shock inflazionistico che ha colpito l’economia statunitense nel 202110:la grave carenza di chip per automobili e altri beni discrezionali ha causato l'inizio dello shock inflazionistico del 2021.11
Ciò indica la vulnerabilità del sistema commerciale globale e il motivo per cui una dipendenza così elevata dalla Cina per le importazioni critiche – l’argomento che tratteremo in seguito – può rappresentare non solo un rischio per la sicurezza nazionale, ma anche un rischio economico. Illustra anche perché, nel lungo termine, il reshoring delle catene di approvvigionamento può creare una maggiore resilienza nel sistema commerciale, contribuendo a proteggersi da shock futuri.
La dipendenza dalla Cina per diversi prodotti di importanza cruciale, tra cui lifescience, le biotecnologie e i componenti di armi avanzate, è oggetto di preoccupazione in quanto costituisce un serio rischio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Come sono cambiate le importazioni statunitensi di questi beni strategici, definiti prodotti tecnologici avanzati (ATP) dall’U.S. Census Bureau? Gli ATP comprendono 10 grandi categorie (aggiornate ogni anno): Biotecnologia, scienze della vita, optoelettronica, informazione e comunicazione, elettronica, produzione flessibile, materiali avanzati, aerospaziale, armi e tecnologia nucleare.12 Sorprendentemente, gli ATP sono stati meno colpiti dai dazi statunitensi rispetto ad altre categorie di beni.
Nella guerra commerciale, una frazione degli ATP è stata sottoposta a pesanti dazi. In gran parte, questi prodotti facevano parte dei settori elettronica, produzione flessibile, materiali innovativi, tecnologia aerospaziale e nucleare. Ma non rappresentavano la maggior parte degli ATP importati dagli Stati Uniti dalla Cina: Solo il 45% circa delle importazioni statunitensi di ATP dalla Cina è stato soggetto a dazi durante la guerra commerciale.
In effetti, diversi ATP strategici, come biotecnologie, scienze della vita e armi, sono stati meno soggetti a dazi, e attualmente la quota cinese di queste esportazioni verso gli Stati Uniti non sta diminuendo, bensì aumentando. Nell’ambito degli ATP, è interessante notare che laddove gli Stati Uniti non hanno aggiunto tariffe (esportazioni ATP esenti da dazi), la Cina sta ancora ottenendo vantaggi: Queste esportazioni sono aumentate di circa $ 20 miliardi rispetto al 2016. (Vedere l'appendice per i dettagli sulle categorie di ATP all'origine di questo aumento).
Le importazioni statunitensi di farmaci salvavita dalla Cina sono aumentate notevolmente negli ultimi anni. Per molti legislatori statunitensi, ciò rappresenta un rischio per la sicurezza nazionale. Eppure il Paese non ha avuto altra scelta se non quella di fare sempre più affidamento sulla Cina per i prodotti farmaceutici, date le gravi carenze di capacità produttiva interna.13
L’amministrazione Biden è consapevole di questo punto critico e nel novembre 2023 ha invocato il Defense Production Act per consentire investimenti più rapidi nella produzione nazionale di farmaci essenziali, contromisure mediche e risorse critiche che il Presidente ha ritenuto fondamentali per la difesa nazionale degli Stati Uniti.14
Contrariamente alla tendenza al guadagno di quote di esportazione di prodotti soggetti a dazi dei Paesi diversi dalla Cina, nelle esportazioni di ATP non soggetti a dazi verso gli Stati Uniti, tale crescita è stata meno sbalorditiva.
Sarà importante continuare a osservare l'evoluzione delle esportazioni di ATP non soggetti a dazi, poiché i guadagni in questa categoria nei prossimi trimestri e anni potrebbero indicare cambiamenti nella filiera produttiva in previsione di un ulteriore inasprimento delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.15 Monitoreremo queste decisioni da parte dei leader aziendali multinazionali, che rimangono molto incerti sulle intenzioni dei politici riguardo alle esportazioni ATP non tariffate strategicamente importanti.
Come accennato in precedenza, i dazi hanno svolto un ruolo importante nell'allontanamento della geografia del commercio dalla Cina. Tuttavia, quando si tratta di prodotti tecnologici strategicamente importanti provenienti dalla Cina e non soggetti a dazi, le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti rimangono consistenti. Rispetto al PIL cinese, le esportazioni di ATP non soggette a dazi verso gli Stati Uniti non solo sono stabili, ma attualmente superano il livello del 2018, anche se le importazioni complessive degli Stati Uniti dalla Cina sono crollate.16
A partire da questa situazione, come potrebbe svilupparsi il commercio strategico?
La guerra commerciale USA-Cina ha avuto grandi effetti in termini di diminuzione delle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti. Tuttavia, più analizziamo i dettagli del calo degli scambi, più vediamo un quadro sfumato, in cui gli Stati Uniti sono ancora fortemente dipendenti dalla Cina per alcune categorie commerciali strategicamente importanti.
Prevediamo che i legislatori statunitensi cercheranno di ridurre ulteriormente i potenziali rischi disimpegnandosi dalla Cina nell'ambito del commercio in questi settori critici. La forma esatta che assumerà lo sforzo di riduzione del rischio dipenderà, in larga misura, dall’esito delle elezioni presidenziali americane del 2024.
È probabile che il partito democratico continui a fare pressione per la creazione di politiche volte a ridurre i costi di produzione negli Stati Uniti e per i suoi partner commerciali più prossimi (come il Messico), investendo allo stesso tempo i proventi fiscali per aumentare la richiesta di reshoring nei settori target (gli esempi, fino ad oggi, includono il CHIPS Act del 2022 e l’Inflation Reduction Act del 2023).17 Il partito repubblicano sembra concentrato principalmente sull’aumento dei costi dei prodotti fabbricati all’estero (ad esempio attraverso l’uso di dazi).18
Due casi di studio finali servono a mettere a confronto lo stato attuale della globalizzazione: La Russia è un drammatico esempio di flessibilità commerciale, che illustra come catene di approvvigionamento resilienti possano preservare le importazioni di una nazione nonostante sanzioni globali senza precedenti. D’altra parte, la mancata crescita della quota di esportazioni statunitensi da parte del Sud America mostra come fattori chiave (tra cui le infrastrutture e lo sviluppo umano) possano ostacolare il commercio, nonostante il potenziale offerto da un sistema commerciale globale flessibile.
Russia: un esempio significativo di flessibilità commerciale
Il commercio con la Russia dallo scoppio della guerra in Ucraina rappresenta un recente esempio significativo di flessibilità commerciale. Negli ultimi 18 mesi, le filiere produttive globali hanno dimostrato un'enorme resilienza, che ha sostanzialmente salvato l’economia russa. La flessibilità commerciale è il motivo principale per cui l’FMI ha rivisto drasticamente al rialzo le sue previsioni sul PIL russo dall’aprile 2022. In quella data, l’FMI prevedeva un calo del 10,6% entro il 2023 (rispetto al livello del 2021). Ora il FMI vede l’economia russa in crescita dello 0,13%.
Sudamerica: così tanto potenziale, così poco guadagno
Avevamo previsto che la diversificazione commerciale avrebbe prodotto forti aumenti della quota di esportazioni statunitensi per i Paesi del Sud America. Questi Paesi hanno una vicinanza favorevole e legami geopolitici storicamente stretti con gli Stati Uniti. Invece, la variazione a livello di esportazioni è stato quasi inesistente per Brasile, Colombia, Argentina, Cile e Perù.
Sono diversi i motivi che possono spiegare le scarse performance di questa regione.
Bassa complessità di produzione: sul totale delle importazioni statunitensi di prodotti tecnologici avanzati nel 2023, la percentuale proveniente dal Sud America è pressochè pari a zero (0,31%). Le massime percentuali di esportazioni delle maggiori economie riguardano le materie prime: minerale di ferro in Brasile, minerale di rame in Perù e Cile e petrolio greggio (e caffè) in Colombia.
Scarsa qualità e infrastrutture commerciali limitate: le esportazioni dei Paesi sudamericani sarebbero più alte del 30% in un mondo ipotetico in cui le loro lacune infrastrutturali rispetto alle economie avanzate fossero ridotte della metà.19 I costi di spedizione verso gli Stati Uniti sono elevati (a differenza del Messico, il continente non dispone di un collegamento diretto con il sistema ferroviario statunitense). Il previsto e ambizioso progetto del Corridoio bioceanico per collegare la costa pacifica del Perù con la costa atlantica del Brasile ridurrebbe i costi di spedizione, in particolare verso l'Europa e l'Asia, ma ha incontrato ripetuti ostacoli (compresi quelli ambientali, poiché attraverserebbe la foresta amazzonica).20
Sviluppo del capitale umano comparativamente basso (l'insieme di conoscenze, competenze, istruzione, salute e altri attributi che contribuiscono alla capacità dei lavoratori di produrre valore economico): In combinazione con una padronanza dell'inglese relativamente bassa,21 lo scarso sviluppo del capitale umano della regione sta limitando il commercio di beni e probabilmente sta frenando anche le esportazioni di servizi, anche se il suo fuso orario è adatto alla vendita di servizi di lavoro a distanza alle aziende nordamericane.22
La globalizzazione resiste, nonostante diversi grandi shock negli ultimi anni, e questo è una prova della flessibilità delle filiere produttive a livello globale. Le multinazionali hanno dimostrato di potersi adattare rapidamente alle nuove politiche e di sapersi orientare per aggirare i maggiori rischi geopolitici. Questa flessibilità ha aiutato i margini di profitto delle imprese a mantenere i guadagni storici ottenuti negli ultimi decenni grazie alla globalizzazione.
Tuttavia, in diverse aree di importanza strategica, gli Stati Uniti dipendono ancora fortemente dalle importazioni dalla Cina. Prevediamo che i leader continuino a fare pressione per lo sviluppo di politiche volte a ridurre la dipendenza dalla Cina in queste aree commerciali di importanza critica per la sicurezza nazionale. Questa sfida emergente rappresenta un’opportunità per una varietà di Paesi nel gruppo dei mercati emergenti. Le infrastrutture commerciali, la competitività e lo sviluppo del capitale umano determineranno in gran parte quali trarranno vantaggio da queste tendenze.
Inoltre, il nostro lavoro supporta una visione positiva del settore industriale nei mercati azionari a livello globale. Michael Cembalest, Presidente di Market and Investment Strategy per J.P. Morgan Asset & Wealth Management, recentemente si è espresso favorevolmente sul settore industriale nelle sue prospettive per il 2024, citando fattori di crescita a lungo termine e valutazioni poco costose (soprattutto in relazione ai titoli tecnologici).
1 Sebbene esuli dall'ambito di questo articolo, osserviamo anche che l'aumento del lavoro a distanza in tutto il mondo ha dato impulso al commercio globale di servizi, una tendenza che probabilmente continuerà a svilupparsi. Tobias Sytsma, "La globalizzazione del lavoro remoto: l'offshoring digitale smuoverà le acque nel mercato del lavoro statunitense?” RAND Corporation, 2022.
2 Secondo il database Trade In Value Added (TIVA) dell'OCSE, la quota di valore aggiunto nelle esportazioni di abbigliamento cinesi è scesa dal 17,2% nel 2000 al 9,4% nel 2020, mentre la quota di valore aggiunto nelle esportazioni di macchinari cinesi in tale periodo è più che raddoppiata, dal 2,5% al 5,5%. "Indicatori principali TIVA", oecd.org, 2023.
3 Anche se va oltre lo scopo di questo articolo, si può dire che questo “fossato” includa i depositi minerari, la qualità dell’istruzione e l’integrazione del settore manifatturiero, oltre a molti altri fattori che hanno contribuito alla storica ascesa della Cina nel dominio manifatturiero. Per la recente dominanza nella produzione di tecnologie: Alan Weissberger, “ASPI’s Critical Technology Tracker finds China ahead in 37 of 44 technologies evaluated”, Technology Blog, IEEE Communications Society, Institute of Electrical and Electronics Engineers, 3 marzo 2023.
4 Usiamo nuove tecniche di "costruzione" dei dati, mediante il sistema di codifica HTS (Harmonized Tariff Schedule) per esaminare i componenti delle importazioni di merci statunitensi.Consideriamo le categorie commerciali HTS al livello più granulare, i codici HTS a 10 cifre.
5 Ritardi significativi nella pubblicazione dei dati ci impediscono oggi di rispondere in modo definitivo a questa domanda. Tuttavia, esaminando l’andamento delle esportazioni soggette a dazi (rispetto al PIL) prima e dopo il 2018 (inizio della guerra commerciale), notiamo un forte aumento delle merci soggette a dazi esportate dal Vietnam agli Stati Uniti, ma non osserviamo lo stesso per il Messico. Ciò va a sostegno dell’idea che il riorientamento del commercio sia stato più pronunciato in Vietnam, in seguito all'esportazione di merci dalla Cina al Vietnam, che sono poi state riesportate verso gli Stati Uniti per eludere i dazi.
6 Kristalina Georgieva, "Confrontare la frammentazione dove conta di più: commercio, debito e azione per il clima", blog del FMI, 16 gennaio 2023.
7 L'USMCA ha aumentato il requisito del contenuto di valore regionale al 75%, dal 62,5% del NAFTA, e ha richiesto che almeno il 70% degli acquisti di acciaio e alluminio da parte dei produttori provenga dal Nord America.A dire il vero, i produttori cinesi stanno anche costruendo infrastrutture di esportazione in Messico per avvicinarsi al mercato di consumo statunitense e, secondo The Economist, per eludere le tariffe."Perché le aziende cinesi si stanno riversando in Messico:il Paese offre una via alternativa agli Stati Uniti”, The Economist, 23 novembre 2023.
8 Dall'8,9% nel 2019 all'8,25% nel 2023, secondo l'Instituto Nacional de Estadística y Geografía
9 Vogliamo inoltre far notare che non è dimostrabile che il costo del lavoro in Messico sia inferiore rispetto a quello della Cina. Il Big Mac Index (rettificato), elaborato dal settimanale The Economist e comunemente utilizzato come indicatore per confrontare il costo del lavoro, mostra che il Messico è meno costoso del 17,1% rispetto agli Stati Uniti, mentre la Cina è meno cara del 15,6%.
10 Chad P. Bown, “Four years into the trade war, are the U.S. and China decoupling?”, Realtime Economics Blog, Peterson Institute for International Economics, 20 ottobre 2022.
11 A nostro avviso, aprile 2021 ha segnato l’inizio dello shock inflazionistico. Durante questo mese, secondo i dati dell'IPC l'inflazione nel settore automobilistico è aumentata di oltre il 60% su base annua.
12 Codici di riferimento per il commercio internazionale, U.S. Census Bureau.
13 Eduardo Jaramillo, “U.S. drug shortages highlight dependence on China, gray supply chains”, The China Project, 7 giugno 2023.
14 "Scheda informativa: President Biden Announces New Actions to Strengthen America’s Supply Chains, Lower Costs for Families, and Secure Key Sectors”, Casa Bianca, 27 novembre 2023.
15 Justin R. Pierce e David Yu, “Assessing the Extent of Trade Fragmentation”, FEDS Notes, Board of Governors of the Federal Reserve System, 3 novembre 2023.
16 Notiamo anche una discrepanza tra i dati sulle importazioni statunitensi dalla Cina rispetto ai dati sulle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti. Questa discrepanza è emersa durante la pandemia ed è rimasta da allora. Attualmente gli Stati Uniti registrano molte meno importazioni dalla Cina di quelle che la Cina dichiara come esportazioni verso gli Stati Uniti. Non è chiaro cosa pensare di questa discrepanza, ma potrebbe significare che il calo delle importazioni complessive dalla Cina agli Stati Uniti è stato sopravvalutato.
17 Per la nostra analisi di queste leggi e del loro probabile impatto e relative implicazioni sugli investimenti, si faccia riferimento all'articolo di Joe Seydl, Jessica Matthews e Ian Schaeffer, “The opportunity in renewed U.S. industrial policy,” J.P. Morgan Private Bank, 1° giugno 2023.
18 Vorremmo sottolineare che il CHIPS Act del 2022 era un atto legislativo bipartisan, quindi questa affermazione non dovrebbe essere interpretata come una questione di bianco o nero. La facciamo comunque perché si adatta al modello del ciclo elettorale e perché l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che, se vincerà le rielezioni nel 2024, intende applicare un dazio del 10% su tutte le importazioni statunitensi.
19 Le infrastrutture commerciali si riferiscono sia alle infrastrutture fisiche che alle infrastrutture doganali. "Integrazione commerciale e implicazioni della frammentazione globale per l'America Latina e i Caraibi", Prospettive economiche regionali per l'America Latina e i Caraibi, Fondo monetario internazionale, ottobre 2023.
20 “Controversial Amazon route of Transcontinental Railway Brazil-Peru”, Global Atlas of Environmental Justice, ejatlas.org, 11 giugno 2023.
21 Soprattutto in relazione al PIL pro-capite (un indicatore dell’economicità del lavoro dal punto di vista delle aziende che cercano lavoro a distanza in outsourcing), i Paesi del Sud America si distinguono per avere una scarsa conoscenza della lingua inglese (rispetto, ad esempio, all’India e alle Filippine). Indice di conoscenza dell'inglese, Education First, 2023.
22 La parte del leone nell’aumento delle esportazioni di lavoro a distanza verso il Nord America (e l’Europa) è stata conquistata dai lavoratori dell’Europa orientale, dell’Asia meridionale e delle Filippine. Fabian Braesemann, Fabian Stephany, Ole Teutloff, et al., "La polarizzazione globale del lavoro a distanza", PLoS One, 20 ottobre 2022.
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